Regina e Signora, Maria SS. delle Grazie, fonte
viva di inesauribili tesori, sicuri della Tua
materna misericordia a te ricorriamo, e, prostrati
ai tuoi piedi, davanti questo trono maestoso,
dove siedi Regina ed avvocata di un popolo che
per generazioni e generazioni a Te consacrò il
più bell'amore filiale, veniamo a domandarti i
Tesori delle Tue benedizioni. Prostrati,
davanti al Tuo benedetto simulacro, t'invochiamo col
nome soave di Madre, sicuri che non potrai
negarci quanto abbiamo bisogno. E poiché,
attraverso una storia di secoli, hai gradito
che i nostri più lontani avi, associatisi in
pio sodalizio, sotto il Tuo dolce titolo, quali
novelli pellegrini dal nero mantello fregiati
su candida veste, là dove eran baracche e
macigni innalzassero al Tuo glorioso culto il
Tempio e l'Altare delle Grazie, per questo
imperituro monumento di amore e di fede, ci
incoraggiamo ancora sempre più per sperare le Tue
materne benedizioni. E poiché:
"in Te misericordia, in Te pietate, in Te
magnificenza, in Te s'aduna quantunque in
creatura è di bontate" perciò, o Madre, il nostro
cuore si apre alle più belle speranze,
all'amore forte e gentile, al canto puro e
sublime della più bella epopea cristiana.
Pertanto, assomigliandoti, coi veggenti al
cedro, al cipresso, alla palma, alla rosa ed
all'oliva speciosa, intrecceremo sulla Tua
gloriosa fronte in una sola armonia con la
natura, con la pittura, con la scultura, con
la musica e la poesia la più luminosa e adorna
ghirlanda, affinché questa nostra preghiera sia
l'attestazione sincera di un dolce sospiro e di
un palpito ardente che ci fa emettere il grido
amoroso: "Maria delle Grazie, Regina di Arena
e protettrice nostra, salvaci".
viva di inesauribili tesori, sicuri della Tua
materna misericordia a te ricorriamo, e, prostrati
ai tuoi piedi, davanti questo trono maestoso,
dove siedi Regina ed avvocata di un popolo che
per generazioni e generazioni a Te consacrò il
più bell'amore filiale, veniamo a domandarti i
Tesori delle Tue benedizioni. Prostrati,
davanti al Tuo benedetto simulacro, t'invochiamo col
nome soave di Madre, sicuri che non potrai
negarci quanto abbiamo bisogno. E poiché,
attraverso una storia di secoli, hai gradito
che i nostri più lontani avi, associatisi in
pio sodalizio, sotto il Tuo dolce titolo, quali
novelli pellegrini dal nero mantello fregiati
su candida veste, là dove eran baracche e
macigni innalzassero al Tuo glorioso culto il
Tempio e l'Altare delle Grazie, per questo
imperituro monumento di amore e di fede, ci
incoraggiamo ancora sempre più per sperare le Tue
materne benedizioni. E poiché:
"in Te misericordia, in Te pietate, in Te
magnificenza, in Te s'aduna quantunque in
creatura è di bontate" perciò, o Madre, il nostro
cuore si apre alle più belle speranze,
all'amore forte e gentile, al canto puro e
sublime della più bella epopea cristiana.
Pertanto, assomigliandoti, coi veggenti al
cedro, al cipresso, alla palma, alla rosa ed
all'oliva speciosa, intrecceremo sulla Tua
gloriosa fronte in una sola armonia con la
natura, con la pittura, con la scultura, con
la musica e la poesia la più luminosa e adorna
ghirlanda, affinché questa nostra preghiera sia
l'attestazione sincera di un dolce sospiro e di
un palpito ardente che ci fa emettere il grido
amoroso: "Maria delle Grazie, Regina di Arena
e protettrice nostra, salvaci".
Arena, maggio 1930
del priore Vincenzo Pagano
Con l'approvazione dell'Autorità Ecclesiastica