Le precedenze

Si apprende dagli statuti delle due confraternite funzionanti che ogni terza domenica del mese i confratelli facevano le confessioni ed assistevano con la divisa alla messa durante la quale si accostavano alla comunione, e che si comunicavano anche le consorelle. Successivamente partecipavano alla processione con il Santissimo Sacramento “per ambitum dictae Ecesia Parochialis” onde lucrare le indulgenze.
Le sere dei venerdì di marzo, dopo la recita dell’ufficio della Santa Croce in memoria della passione del Signore, le confraternite intervenivano alla processione con la statua dell’Ecce Homo per il paese.

Lo statuto della confraternita di San Michele Arcangelo riportava l’obbligo di partecipare il Venerdì Santo alla processione dei misteri della passione e morte di Nostro Signore cantando lo Stabat Mater, ed il tre maggio quella con il reliquiario della Santa Croce, sostenendo per quest’ultima anche le spese che allora consistevano nello “sfrido di cera” che i confratelli portavano accese in mano.

Le liti per le precedenze non potevano non contagiare anche le due confraternite rimaste attive di Arena. Sono pervenuti a tal proposito due atti notarili della metà del Settecento, entrambi redatti davanti alla chiesa del Santissimo Sacramento poco prima dell’inizio della processione del Corpus Domini che usciva da quella chiesa per l’inagibilità Maria SS delle Grazie Arena VVdella matrice fortemente lesionata dal terremoto del dicembre 1743 e da quella data il fonte battesimale si trovava nella chiesa del Santissimo Sacramento.
Il prefetto in carica della confraternita delle Anime del Purgatorio il 13 giugno 1748, appunto primo giovedì del Corpus Domini, proclamò che “ad antiquo, e da tempo immemorabile” quella confraternita esercitava il diritto di precedenza in tutte le processioni che uscivano dalla matrice. Ed aggiungeva che, onde non succedessero confusioni o peggio, per quella volta la confraternita accettava “di andare in detta Processione confusi, indistinti, e senza verun metodo, né precedenza” rimarcando che quell’occasione non poteva pregiudicare per il futuro i diritti già acquisiti.
Il prefetto forse non si rendeva conto della distorsione della verità storica, in quanto la confraternita dallo stesso rappresentata non poteva vantare diritti posseduti da tempi che nessuno era in condizioni di ricordare. Oppure semplicemente si r
iferiva a quei pochi anni prima della fondazione della confraternita di San Michele avvenuta il 1739, durante i quali quella delle Anime del Purgatorio poteva considerarsi l’unica attiva nel paese in quanto fondata verso il 1600.
Lo stesso copione si ripeté l’8 giugno dell’anno seguente, domenica dell’ottava del Corpus Domini.
I due sodalizi addivennero ad una “convenzione” solennizzata con atto notarile del 18 marzo 1835.
Nella chiesa di Maria Santis
sima delle Grazie si conservava “per adorazione tantum” il Santissimo Sacramento, come da decreto della Sagra Congregazione dei Riti del 24 settembre 1735 e confermato nell’Istrumento di convenzione del 18 marzo 1835. Il padre spirituale poteva fare l’esposizione e la benedizione soltanto “in occasione del rendimento di grazie” il primo giorno dell’anno.
L’aggregazione all’arciconfraternita romana di
Santa Maria del Suffragio comportava l’obbligo della visita di sette chiese nel paese. Siccome molte di queste erano state distrutte “dai flagelli passati” tra il 1783 e il 1791, la chiesa arcipretale di Santa Maria de Latinis fu definitivamente distrutta dal terremoto del 23 Dicembre del 1784 e venne ricostruita nel 1792 sui resti della chiesa di Sant’Antonio Abate, ora i confratelli “processionalmente abigliati giusta il rito” adempievano all’obbligo visitando sette altari nella chiesa matrice prima della messa.
Nella chiesa durante la Settimana Santa si doveva preparare “un Simulacro della passione di nostro Signore coll’immagine del Cristo morto, e dell’addolorata, e Venerdì Santo mattina farne la solita processione di penitenza” con la visita dei sepolcri.
La statua dell’Addolorata, chiamata al termine della predica della passione per ricevere nelle sue materne braccia l’Ecce Homo (il Cristo deposto dalla croce), doveva essere portata dalla confraternita “cogli onori dovuti” nella chiesa dove si svolgeva la funzione religiosa.

La festa di Maria Santissima delle Grazie ricorreva nel mese di luglio, preceduta da una novena di messe cantate celebrate dall’arciprete. Questi avrebbe portato il suo ostensorio di argento per la benedizione, essendone la confraternita sprovvista. Oggi la festa di Maria Santissima delle Grazie ricorre la prima domenica di agosto.
Secondo il sovrano scritto del 3 Maggio 1783, che assegnava la precedenza alle confraternite tenendo conto dell’anteriorità del regio assenso, nonché delle determinazioni del delegato della regia giurisdizione del 24 luglio 1805 e della curia vescovile di Mileto del 3 novembre dello stesso a
San Michele Arcangelo Arena VVnno, si stabilivano le partecipazioni di ciascuna confraternita alle processioni che si facevano nel corso dell’anno.

Il primo giovedì del Corpus Domini, la mattina del Venerdì Santo alla visita dei sepolcri insieme al clero, e le terze domeniche per il giro del Santissimo Sacramento nella piazza, era presente la confraternita di Maria Santissima delle Grazie.
Quella di San Michele Arcangelo partecipava al resto dell’ottava del Corpus Domini, e come al solito all’affrontata la mattina di Pasqua, per Santa Caterina, la Domenica delle Palme, per la purificazione della Madonna meglio nota come la candelora, ed alla festa del proprio santo titolare nel mese di agosto. Oggi la festa di San Michele Arcangelo ricade la prima domenica di settembre.
Sullo svolgimento delle funzioni di Domenica delle Palme e di Giovedì Santo si riscontrano alcune notizie in atti notarili dell’11 aprile 1745, 31 marzo e 2 aprile 1747.
L’arciprete di Santa Maria de Latinis, il parroco di Santa Domenica, ed i padri conventuali si dovevano recare in processione, portando ognuno la croce d’oliva e le palme, nella chiesa di San Giorgio dentro il castello. Qui il diacono cantava il vangelo, e dopo la distribuzione delle palme iniziava la processione per il ritorno. I padri conventuali ed il parroco di Santa Domenica “si licenziavano” con l’arciprete sulla scala della chiesa matrice, e proseguivano verso le proprie sedi. La chiesa arcipretale di Santa Maria de Latinis sorgeva nella parte alta del paese, sotto il castello, nel rione detto “il campanaro” per la presenza di quel campanile, quindi era la prima sul percorso del ritorno dei padri francescani e del parroco di Santa Domenica.
La giurisdizione esercitata dai due parroci “per familias” continuava la suddivisione delle epoche in cui una parte della popolazione professava il rito latino e l’altra il rito greco, la matrice di Santa Maria de Latinis assisteva i fedeli di rito latino, e la parrocchia di Santa Domenica Vergine e Martire quelli di rito greco.
Il Giovedì Santo la messa della cena era celebrata nella chiesa di Santa Domenica dal parroco e dall’arciprete, e si distribuiva la comunione ai fedeli delle due parrocchie. Per quelli della matrice dava “licenza” l’arciprete.
Processione di penitenza era quella con la stauroteca argentea contenente il Legno della Croce e le Sacre Spine, alla quale era a discrezione dell’arciprete fare o non fare partecipare le confraternite senza insegne.
Negli accompagnamenti funebri, se il defunto, era iscritto ad entrambi i sodalizi precedeva di diritto quella della Madonna Santissima delle Grazie altrimenti partecipava soltanto quella di appartenenza.
Poteva la confraternita di San Michele Arcangelo far celebrare la messa cantata con recita dell’ufficio nei giorni di carnevale e nell’ottavario dei defunti, e “la stessa permissione” era valida per il 3 maggio ed il 29 settembre “nei quali si celebrano dalla Santa Chiesa le feste di S. Michele”. La stessa confraternita il Venerdì Santo andava da sola, accompagnata certamente dal proprio padre spirituale, a fare la visita dei sepolcri.

A. Tripodi, Le Confraternite di Arena, in "Rivista Storica Calabrese", a. XV, n .1-2, 1994

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